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Gatti, funerali e antichi egizi

Gatti, funerali e antichi egizi

Il gatto, animale da compagnia misterioso e affascinante, è una figura controversa che, durante i secoli, ha assunto tanto connotazioni positive, quanto negative. Vediamo insieme la storia di questo felino soprattutto durante il periodi dell’Antico Egitto dove veniva addirittura venerato!

Durante il periodo dell’antico Egitto vi era una grande venerazione nei confronti di alcuni animali come ad esempio il falco, il serpente e il coccodrillo, ma i gatti superavano qualunque altro animale in popolarità ed adorazione tanto che venivano raffigurati in dipinti, sculture ed incisioni. Il gatto da animale sacro diventò una vera e propria divinità, il cui culto si diffuse oltre l’Egitto.

La popolazione egizia scelse questo felino come rappresentazione di una divinità della loro mitologia, Bastet, raffigurata con corpo da donna e testa di gatto. Guerriera in origine, i suoi tratti aggressivi vennero meno per lasciare spazio a protezione e rassicurazione; inoltre era una divinità legata alle nascite, alla fertilità e alla chiaroveggenza.
Bastet, inoltre, aveva una sorella di nome Sekhmet la quale veniva raffigurata anche lei con parti del corpo felino; a lei venivano attribuite la giustizia e la potenza in guerra.
Questo mammifero era talmente importante che, se veniva accidentalmente ucciso, il responsabile veniva processato e punito con la pena di morte.
Durante un evento naturale come un incendio ad esempio, il gatto veniva tratto in salvo prima di ogni altro membro presente all’interno dell’abitazione o di ogni altro oggetto di valore.

Qualora il gatto fosse venuto a mancare, seguiva un periodo molto lungo di lutto per le persone che erano legate ad esso e alcune strane usanze servivano per manifestare il dolore della perdita, come ad esempio la rasatura delle sopracciglia.
Dal momento che gli Egizi credevano che esistesse un aldilà anche per queste creature, i corpi di questi ultimi venivano preservati adeguatamente attraverso il processo di mummificazione per permettere all’anima del defunto di vivere nel corpo imbalsamato. Il processo consisteva nella disidratazione del corpo con il Natron e nella fasciatura dello stesso per mezzo di bende di lino. La testa veniva poi ricoperta con una maschera di bronzo rappresentante la loro effigie.
Seguiva l’organizzazione della cerimonia funebre e la sepoltura in sarcofagi a forma di gatto seduto, che venivano posti nel cimitero del tempio; le mummie venivano offerte alla divinità Bastet.
Alcune tombe scoperte contenevano al loro interno scheletri di gatto e delle provviste di cibo (piccoli animali mummificati) e ciotole di latte.
Questo felino, associato al culto della Dea Iside la quale deteneva il regno della notte, veniva quindi considerato l’animale perfetto per affiancare la dea della notte.

Durante i secoli però qualcosa cambiò soprattutto con l’avvento del culto cristiano, quelle che venivano considerate divinità venivano ora viste come creature diaboliche e maligne da combattere, soprattutto Iside e i suoi fedeli alleati felini. Durante il Medioevo i gatti in generale, ma soprattutto quelli di colore nero, venivano bruciati assieme alle streghe perchè ritenuti malvagi e associati al diavolo .

Al giorno d’oggi è impossibile pensare a pratiche del genere per i nostri amici a 4 zampe.
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